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I lefebvriani sfidano ancora il Papa
29 settembre 2011

Non tutti i cristiani aderirono all’invito di Giovanni Paolo II il 27 ottobre 1986. Se ad esempio una parte del mondo protestante declinò l’invito, lo stesso fecero, sulla «sponda opposta» i membri della Fraternità di San Pio X, meglio noti come lefebvriani.

Il vescovo Marcel Lefebvre, da anni in aperto dissidio con il Vaticano ma non ancora scomunicato, un mese prima dell’evento inviò a otto cardinali una lettera durissima nei confronti della decisione del pontefice, chiedendosi «che cosa direbbe la Santa Inquisizione se ancora esistesse» e accusando Wojtyla di «rovinare la Chiesa». In altre dichiarazioni, prima e dopo l’incontro, importanti rappresentanti lefebvriani bollarono il cosiddetto «spirito di Assisi» come un’espressione di sincretismo, nel migliore dei casi, o come un’eresia, nel peggiore, condannando insieme all’evento l’intero cammino ecumenico della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II.

Fu anche in seguito ai gravi dissidi su Assisi che si arrivò alla scomunica nel giugno 1988. Ma dopo un lungo cammino di riavvicinamento, il 21 gennaio 2009, come è noto, Benedetto XVI ha rimesso la scomunica ai vescovi della Fraternità sacerdotale San Pio X (sopra, il simbolo), auspicando che essa portasse «al più presto alla completa riconciliazione e alla piena comunione». Un cammino che ha avuto una nuova tappa il 14 settembre, con un incontro in Vaticano tra Bernard Fellay, Superiore della Fraternità - che resta a tutti gli effetti scismatica - e il Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, card. William Levada. Ma che potrebbe inciampare ancora una volta sull’incontro di Assisi, che evidentemente i lefebvriani non riescono a accettare.

Il 10 aprile di quest’anno, infatti, Fellay ha inviato una Lettera agli amici e benefattori dai toni ben poco concilianti. Vi si legge tra l’altro: «Il nuovo anno ci ha riservato molte sorprese piuttosto spiacevoli, per non dire drammatiche. Naturalmente parliamo degli avvenimenti che riguardano la Chiesa (...) Parliamo di catastrofe spirituale: in effetti, quale altro nome potremmo dare ad un avvenimento che fuorvia una moltitudine di anime? Che mette in pericolo la salvezza di milioni, di miliardi di anime? Ora, sono almeno due i fatti suscettibili di provocare la non-conversione, e dunque la perdita eterna delle anime, annunciati a Roma all’inizio di quest’anno: la beatificazione di papa Giovanni Paolo II e la reiterazione della giornata di preghiera di Assisi, in occasione del 25° anniversario del primo incontro di tutte le religioni organizzato ad Assisi dallo stesso Giovanni Paolo II».

Dopo avere elencato tutte le «colpe» di papa Wojtyla, in particolare le sue aperture ecumeniche e interreligiose, la lettera non risparmia critiche anche all’attuale pontefice: «Si è potuto sperare, con l’avvento di Benedetto XVI, in un risanamento della situazione, dato che egli stesso riconosceva che la Chiesa si trovava in una situazione drammatica. E di fatto ha posto parecchie basi che possono servire a una restaurazione, in mezzo a molta ostilità. Gli atti benevoli che ha compiuto in favore della nostra Fraternità sono molto presenti alla nostra memoria riconoscente. Ma la reiterazione di Assisi, anche edulcorata, anche modificata, come pare essere nelle sue intenzioni, ricorderà inevitabilmente la prima Assisi che fu scandalosa sotto tanti aspetti, di cui uno dei più notevoli fu lo spettacolo pietoso e penoso del vedere fianco a fianco il Vicario di Cristo e una moltitudine variopinta di pagani che invocavano i loro falsi dei e idoli».

Stefano Femminis

© FCSF – Popoli