Sconfitti da etiopi e kenyani, i fondamentalisti stanno organizzando attentati all’estero per destabilizzare i Paesi confinanti (gli ultimi sono stati compiuti a Garissa contro i cristiani). Con la complicità del network internazionale dell’integralismo musulmano.

La vittoria al primo turno delle elezioni presidenziali di Mohammed Morsy, che segue al successo nelle elezioni parlamentari dei candidati del partito Libertà e Giustizia, è vista con apprensione dalla comunità cristiana. Si teme che al regime di Mubarak ne segua un altro di ispirazione religiosa che possa imporre la legge islamica. Ma i musulmani ribattono: la democrazia sta solo facendo il suo corso. Abbiamo raccolto alcune voci in Egitto e in Italia, in attesa del ballottaggio del 16-17 giugno.

Agli inizi del Novecento, le donne lo toglievano come segno di liberazione. Oggi molte ragazze musulmane tornano a indossarlo. Quale significato ha questa riscoperta? È davvero solo un simbolo del conservatorismo islamico? Oppure si tratta di un nuovo gesto rivoluzionario?

Il moltiplicarsi di azioni violente condotte da gruppi del radicalismo islamico rischia di destabilizzare un’area che va dal Mali alla Somalia. A quali ideali si ispirano questi movimenti? Esiste un network? La parola a due esperti.